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I principi generali alla base della nostra democrazia, per il riconoscimento dei diritti delle persone, passano anche attraverso la scelta delle parole, che a seconda di come sono utilizzate, costituiscono ponti che uniscono oppure mannaie che distruggono legami, vincoli, relazioni. Le parole sono strumenti, sono pietre, come diceva Carlo Levi, sono la veste più diretta e concreta dei nostri pensieri. Spingiamoci in un campo specifico e a proposito del significato delle parole e del modo in cui vengono usate, domandiamoci se esiste la di- sabilità. Iacopo Melio nel suo libro “E’ facile parlare di disabilità”, ci mette in guardia: “E’ la società che crea disabilità ogni volta che non fornisce a una persona gli strumenti giusti per esprimere le proprie abilità”.
Il linguaggio, quindi, più che riflettere le situazioni, spesso contribuisce a crearle. Il nostro mondo è profondamente sensibilizzato da decenni di lessicalità e tende a sottolineare la patologia al di fuori della persona. E non solo perché oggi nel panorama digitale emerge prepotentemente un altro fenomeno in continua ascesa: nel 2022 da un monitoraggio sui social è spiccata una polarizzazione del linguaggio d’odio che ha messo al centro del mirino degli odiatori seriali le disabilità e le persone con disabilità.
L’indagine realizzata da Vox diritti, da gennaio a ottobre su Twitter, ci racconta una radicalizzazione dell’odio con una intensificazione verso alcune categorie sociali: donne, persone con disabilità e persone omosessuali.
Inoltre le forme di hate speech che circolano in rete mirano a colpire non solo le persone ma i diritti di quelle persone con il preciso scopo di disconoscerli.
Per cercare di comprendere l’escalation di violenza on line è indispensabile aprire una riflessione sul ruolo svolto dalla stampa come catalizzatore dei messaggi d’odio e di orientamento nell’acuirsi delle epidemie dell’intolleranza.
Per rispondere a questa esigenza a dicembre del 2019, poco prima della chiusura per il lockdown, abbiamo organizzato con l’ Ordine dei giornalisti della Sardegna un corso di formazione a Obia per “Una corretta rappresentazione mediatica delle persone con disabilità”.
Il corso ha riscosso grande apprezzamento da parte di colleghi e colleghe tanto che è stato riproposto il 10 giugno del 2022 a Cagliari con la collaborazione dell’Università di Cagliari. Anche in quell’occasione avevano portato il loro punto di vista persone con disabilità e rappresentanti dell’associazionismo.
A partire da quell’evento, con il presidente dell’Ordine della Sardegna Francesco Birocchi, abbiamo cercato di dare concretezza al progetto di una Carta deontologica, che è stato illustrato al presidente dell’ Ordine nazionale Carlo Bartoli, a Cagliari lo scorso 2 dicembre durante un corso di formazione.
Nel frattempo il processo verso la Carta dei diritti ha registrato una serie di fasi di approfondimento, tra cui anche un’ attenzione particolare al tema della disabilità nei paesi anglosassoni, dove viene affrontato con maggiore cognizione rispetto a quanto si sta facendo in Italia.
Nel nord Europa, nel Regno Unito, in nord America, le persone con disabilità sono coinvolte in senso attivo e partecipativo, ciò permette una compenetrazione fruttuosa, per esempio, tra il mondo accademico, il mondo sociale e il sistema della comunicazione.
Fondamentale è quindi il ruolo della stampa.
In quella italiana sono ancora presenti terminologie scorrette , discriminatorie e non conformi a una rispettosa percezione sociale.
La Carta deontologica deve ispirarsi ai principi sanciti dalla Convenzione dell’ONU che è stata recepita dall’ Italia nel 2009 e che, richiamando i media alle loro responsabilità, propone un concetto basilare affermando che:
l ‘interazione tra le persone con disabilità e le barriere comportamentali e ambientali impedisce loro la piena partecipazione alla vita sociale. La persona, e non la sua disabilità, dovrebbe essere quindi al centro della comunicazione.
Inoltre la Convenzione pone tra gli obblighi in capo agli stati parti quello di incoraggiare “Tutti i mezzi di comunicazione a rappresentare le persone con disabilità in modo conforme agli obiettivi della Convenzione”.
Questo è il nodo: mettere al centro della comunicazione la persona, e la disabilità non come patologia individuale, ma come effetto di un contesto con i suoi limiti ambientali e sociali, politici ed economici.
L’ art 21 della Convenzione ONU impegna a invitare la comunità internazionale e i media a rendere i loro servizi accessibili alle persone con disabilità perché troppo spesso esse sono escluse dalla fruizione dell’informazione.
Sono i principi della Convenzione che secondo noi devono ispirare la carta di Olbia.
Il linguaggio è fondamentale, si deve riservare estrema attenzione alla scelta delle parole giuste per rappresentare correttamente le disabilità. Abbiamo infatti proposto alcuni esempi su termini da usare e da non usare, evitando di cedere a facili forme di pietismo, trionfalismo ed eccezionalità, come è invece corretto riferirsi sempre alla persona con autismo, persona con sindrome di down, persona con distrofia muscolare: al centro di queste espressioni e della narrazione imbastita su di esse vi è sempre la persona.
Un uso consapevole del linguaggio, contribuisce ad abbattere le barriere culturali che ancora oggi ostacolano una piena partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità. Quindi le parole che usiamo sono importanti per recuperare una semantica neutra e per questo inclusiva e plurale. L’ uso di un linguaggio corretto è da sempre al centro dell’impegno e del lavoro dell’Associazione Giulia giornaliste.
Fin dal primo corso di formazione a Olbia è stato costituito un gruppo di lavoro multidisciplinare che ha elaborato la proposta della Carta di Olbia e che compie un monitoraggio in forma privata e individuale sul linguaggio dei giornali.
Il nucleo operativo è composto da tre giornaliste dell’ Associazione Giulia: Caterina De Roberto, Vannalisa Manca (Consiglio dell’odg Sardegna) e Susi Ronchi, inoltre da Francesca Arcadu vicepresidente UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), Veronica Asara presidente SensibilMente odv, Sara Carnovali, avvocata e giurista.

Susi Ronchi
coordinatrice Giulia giornaliste Sardegna
Caterina De Roberto
vicecoordinatrice Giulia giornaliste Sardegna