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Anna Stepanovna Politkovskaja è stata una delle giornaliste più coraggiose e risolute del nostro tempo. La sua opera ha messo in luce gli abusi dei diritti umani, la corruzione e le ingiustizie nel suo paese natale, la Russia.  Nata nel 1958 a New York, Politkovskaja, figlia di un diplomatico sovietico, è cresciuta nel sistema che avrebbe poi criticato aspramente. Dopo aver ottenuto una laurea in giornalismo e una specializzazione in letteratura e lingua, ha iniziato la sua carriera presso Izvestia, uno dei principali quotidiani russi.

La sua passione per la verità e la giustizia l’ha portata a diventare corrispondente di guerra per il quotidiano indipendente Novaja Gazeta, dove ha documentato il conflitto ceceno e le atrocità commesse da entrambe le parti. Il suo lavoro l’ha resa un bersaglio per le autorità russe e per i gruppi militanti.

Politkovskaja ha scritto numerosi articoli e libri, tra cui “La Russia di Putin” e “Cecenia, il disonore russo”, in cui denunciava la brutalità delle forze russe e l’oppressione del popolo ceceno. Queste opere hanno attirato l’attenzione della comunità internazionale, ma anche minacce e intimidazioni in patria.

Nonostante avesse ricevuto numerosi premi internazionali per il suo lavoro, Anna non si è mai tirata indietro di fronte al pericolo. Il 7 ottobre 2006, la sua vita è stata brutalmente spezzata, è stata assassinata nell’ascensore del suo condominio a Mosca.

L’omicidio di Anna Politkovskaja ha scosso il mondo del giornalismo e della difesa dei diritti umani. La sua morte ha dimostrato la pericolosità del mestiere di giornalista in Russia e in molte altre parti del mondo. La lotta per la verità e la giustizia continua, ispirata dalla memoria e dal coraggio di Anna.