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Una Chiesa in ascolto, che si apre al contributo di chi opera nel mondo dell’informazione e della comunicazione, che vuole incontrare le persone, gli abitanti “della strada” e del “villaggio” secondo un linguaggio appropriato perché la comunicazione disarmi gli animi e sia strumento di pace, come ha detto Papa Francesco. E’ questo  il senso dell’incontro promosso, sabato 20 dicembre a Cagliari, dall’arcivescovo di Cagliari e segretario della Conferenza episcopale Italiana, monsignor Giuseppe Baturi, nell’ambito del cammino sinodale avviato da due anni e alla vigilia della 57esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. L’arcivescovo ha inteso così mettersi in ascolto dei professionisti dell’informazione e della comunicazione, in un’ottica di arricchimento reciproco, per riprendere le parole di Papa Francesco, che dopo essersi fermato sui verbi “andare e vedere” e “ascoltare”, ha, nel suo messaggio per la Giornata, focalizzato l’attenzione sul “parlare con il cuore”. All’incontro coordinato da Mario Cabasino, sostenuto dall’Ordine dei giornalisti della Sardegna e dall’Unione cattolica stampa italiana, hanno partecipato Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per la Comunicazioni sociali della Cei, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi, don Giulio Madeddu e la vice, Maria Luisa Sechi, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Francesco Birocchi, la presidente dell’Associazione della Stampa sarda Simonetta Selloni e il vice, Giuseppe Meloni, il presidente dell’Ucsi Andrea Pala e la presidente di Giulia Giornaliste Sardegna. “Dobbiamo misurarci con la questione dei linguaggi, che in alcuni casi risultano difficili da decodificare per chi non li utilizza abitualmente: basta pensare ai codici comunicativi dei social e degli ambienti digitali abitati dai più giovani, o a quelle fratture prodotte dall’emarginazione. Occorre uno sforzo per rimodulare i linguaggi ecclesiali”, ha detto monsignor Baturi. Nello sforzo per uscire dall’”ecclesialese” e aprirsi a una diversa grammatica comunicativa, l’apporto dei professionisti della comunicazione è fondamentale. Vincenzo Corrado ha parlato di circolarità della comunicazione, e di un linguaggio che deve disarmare gli animi, come ha sottolineato Papa Francesco. L’importanza dell’occasione è stata ribadita dal presidente dell’Ordine Birocchi: in un momento in cui i tempi della comunicazione sono acceleratissimi, c’è sempre meno spazio per l’incontro, l’ascolto, la riflessione e lo scambio delle competenze. Di comunicazione che metta al centro la persona ha parlato anche don Madeddu, con riferimenti precisi alla necessità che non siano gli algoritmi a dominare sul mondo dell’informazione, ma che siano invece strumenti, come l’intelligenza artificiale, al servizio di una buona informazione. La presidente dell’Assostampa Selloni ha focalizzato l’importanza dell’accuratezza del linguaggio, per combattere le fake e la disinformazione e perché l’informazione sia sempre più professionale e inclusiva e al servizio della democrazia. Il vice presidente Meloni ha posto il focus sul tema dell’efficacia della comunicazione in rapporto al messaggio da veicolare, comunicazione che passa anche per i codici visuali non sempre veritieri. Dalla presidente di Giulia Giornaliste, Ronchi, l’invito alla cura del linguaggio che, se utilizzato in modo inappropriato, può scavare solchi e creare discriminazioni.

Tanti gli interventi, e infine, la conclusione di monsignor Baturi, che ha ribadito la volontà dell’apertura alla collaborazione, in uno spirito di collaborazione reciproca, per costruire “ponti e piazze di pace”.